L'EDITORIALE - 19 Giugno: quattro anni dopo, tra malinconia e ricordi

19.06.2015 07:00 di  Redazione TuttoJuveStabia  Twitter:    vedi letture
Fonte: editoriale a cura del collega Mauro De Riso della redazione di StabiaChannel
L'EDITORIALE - 19 Giugno: quattro anni dopo, tra malinconia e ricordi

Il 19 giugno, si sa, non sarà mai un giorno come gli altri. L'orgoglio ferito di una città dilaniata dalla graduale decadenza delle sue straordinarie risorse, che da tempo hanno smesso di costituire un vanto per gli stabiesi, si desta oggi dal torpore e risuona tumultuoso come l'impeto con cui undici eroi guidati da un valoroso condottiero seppero condurre Castellammare in Paradiso, sovvertendo ogni pronostico e trasformando la capitale in una marea gialloblù. A quattro anni di distanza da quel giorno memorabile che sembrava l'inizio di una nuova era e di un rilancio che potesse rappresentare un volano per la città intera, tutto è mestamente cambiato e, smentendo di fatto il buon Tancredi Falconeri del “Gattopardo”, gli effetti della metamorfosi sono stati devastanti. I tifosi che festanti sventolavano i vessilli in città attendono oggi con ansia un segnale di vita da parte della società, dopo aver ingoiato il boccone indigesto e amaro che l'arbitro Serra ha deciso di somministrare allo sfortunato Guido Gomez e a tutti i supporters gialloblù. La B non è stata solo il sogno di una notte di mezza estate di shakespeariana memoria, bensì una realtà che la Juve Stabia ha onorato per due anni prima di gettare alle ortiche tutto nel modo più scellerato che mente umana potesse ipotizzare, ripetendo un tremendo cliché che non è mai stato foriero di vittorie per i club di provincia, i cui trionfi hanno origini umili e non derivano mai da curricula prestigiosi e privi di nerbo. Marcare Messi e Ronaldo non sarà mai un motivo di orgoglio finché le due stelle più fulgide del calcio contemporaneo continueranno a segnare 50 gol a testa in ogni anno solare, né vantare origini stabiesi può trasformare un buon calciatore nel salvatore della patria. Permane tuttavia una consapevolezza indelebile che trae le sue origini proprio dall'apoteosi romana di quel magico mese di giugno. Abbiamo goduto da matti. Il dominio nella splendida cornice del Marassi, il torello del Torino, la goleada al Vicenza, la lezione di calcio all'Empoli, l'inattesa appendice nella città che fu di Dante sono soltanto poche ma significative perle incastonate ormai nella memoria di chiunque ami la Juve Stabia. Quattro anni dopo, intanto, l'Atletico Roma non esiste più e il Flaminio è solo un desolante cumulo di erbacce e rifiuti, mentre persino il Benevento, valoroso avversario del preambolo al miracolo, rischia di sparire dalla scena a causa delle intemperanze dei propri tifosi, irriconoscenti nei confronti del munifico ma sventurato magnate Vigorito. La Lega Pro è un torneo che a stento si regge in piedi, devastato da un bilancio con un passivo da brividi e dallo spettro ricorrente del Calcioscommesse che rischia di mietere vittime illustri. Quattro anni dopo, tutto appare un po' più triste e la malinconia si mescola ai ricordi, ma la vita fa il suo corso ed è stato bello anche così, perché nessun'altra piccola realtà della Campania può vantare tre anni consecutivi in B, né ha mai accolto negli ultimi anni tra le proprie fila tanti protagonisti della massima serie che a Castellammare stentavano persino ad entrare nell'undici titolare a causa della straordinaria profondità di un organico che attualmente rischierebbe di ottenere un buon piazzamento anche in A. E allora oggi rendiamo onore a Braglia e a quei ragazzi che ci hanno fatto spiccare il volo, provando magari ad emulare l'esempio e la lezione di vita che ci hanno impartito e che l'intera città sembra aver dimenticato troppo presto. Uniti si vince, quattro anni fa come oggi.

Mauro De Riso - StabiaChannel