L'EDITORIALE: Questo calcio non piace più a nessuno, è tempo di azzerare tutto...

22.05.2015 17:08 di Redazione TuttoJuveStabia Twitter:    vedi letture
Fonte: editoriale a cura del giornalista del Mattino Gaetano D'Onofrio
L'EDITORIALE: Questo calcio non piace più a nessuno, è tempo di azzerare tutto...

“C’è del marcio in Danimarca”. Ci perdonerà, forse, il caro, buon, vecchio Shakespeare, se prendiamo in prestito per un momento una delle sue più famose citazioni, ma in questi giorni sembra davvero quella giusta per descrivere quanto accade nel mondo del calcio. Un week-end cominciato male, con le polemiche nei play-off di Lega Pro e l’eliminazione della Juve Stabia caratterizzata da un autentico giallo che lascia e lascerà in ogni caso dubbi sull’esito del risultato della sfida di Bassano, e proseguito anche peggio con lo scandalo “Dirty Soccer” che ha letteralmente scosso lo sport per antonomasia nello stivale a tre colori

Ma andiamo con ordine. A Bassano, senza voler essere di parte, è accaduto qualcosa di quanto meno strano. Il gol di Gomez era probabilmente regolare, e le immagini, con il direttore di gara ed il suo collaboratore lesti ad indicare il cerchio del centrocampo, salvo poi tornare sui propri passi, sono eloquenti. Il vero dramma, però, a mio modo di vedere non è tanto l’errore che, umano, fa ancora parte del calcio (e così sarà fino a quando qualcuno nelle stanze dei palazzi non deciderà per introdurre la tecnologia, facendo però perdere allo sport quel poco di poesia che ancora resta), quanto l’atteggiamento dei direttori di gara. Nello sport si può vincere o si può perdere, ma nel caso di una giacchetta nera (o purtroppo ex), si può arbitrare bene o male, quello che può fare la differenza, semmai, è il coraggio. Di ammettere un errore, di guardare in faccia un calciatore che, ricordiamolo, resta pure sempre un ragazzotto in giovane età (che nei campi di Lega Pro non è neppure ancora ammaliato dai grandi guadagni del calcio “che conta”), o un allenatore, che magari ha vissuto un anno intero a gestire un gruppo cercando di trarne il meglio, o ancora di più un presidente che in un modo o nell’altro ha investito tempo e denaro in quella che, a certi livelli, resta solo una passione, per nulla fonte di guadagni… Sarebbe forse il modo migliore per stemperare gli animi, di vivere meglio quello sport che un tempo riusciva persino a scaldare i cuori, dietro una semplice radiolina, unico trait d’union con un campo di gioco, vicino o lontano che fosse… Ricordo Rocchi scusarsi a fine gare in un Bologna-Inter di qualche tempo fa, dopo averne fatte di cotte e di crude. Certo, senza cambiare il risultato, ma di certo dando ben altra sostanza ad un incontro di calcio, undici contro undici, che non è certo una sfida tra antichi gladiatori come magari era nell’arena di un tempo, quando perdere significava qualcosa in più di tornare a casa col capo chino.

Una volta era “Dirty Dancing”, oggi coinvolge il “soccer”, ma la sensazione, nonostante un’inchiesta ancora in corso, è che le notizie di questi giorni siano solo la punta dell’iceberg di un calcio che ha perso tutto quanto aveva un tempo. Passione, colore, tifo, non c’è più nulla nello sport più diffuso nello stivale, ma solo quel “marcio” di cui si parlava all’inizio, ad allontanare la gente dagli stadi e, onestamente sarebbe da augurarselo, anche dagli schermi delle pay-tv. Non ce ne vogliano Sky o Mediaset, ma non se ne può più del calcio tutti i giorni, in tutte le salse ed a tutte le ore, non se ne può più di una disciplina in cui si può scommettere su tutto ed in ogni momento, dal risultato al marcatore, dal colore della maglia al numero di tacchetti sotto gli scarpini… E’ tempo di dire basta, ma sul serio, partendo dai vertici di una Federazione che è tornata dal Brasile con le ossa rotte, riuscendo a fare anche peggio, con un presidente contestato ancor prima di assumere la carica, ed un cittì che, probabilmente, non riesce e difficilmente riuscirà ad unire tutti i cuori sotto il colore azzurro o il vessillo tricolore. Serve un cambiamento radicale, servono regole certe e tempi ristretti: ci si indigna delle gare truccate, senza pensare magari ad un campionato, come quello di Lega Pro in cui la promozione del Novara è stata decisa a tavolino con i punti prima tolti e poi restituiti, al pari della retrocessione del Savoia, in favore della Reggina, ed in entrambi i casi per colpe acclarate, a tal punto da escludere i due club, solo un anno fa, dal possibile ripescaggio in B. Non ci piace questo calcio, non piace più a nessuno. Ma ai piani alti forse l’eco della rabbia e della delusione dei tifosi non riuscirà neppure ad arrivare. La speranza è di non rivedere una calciopoli-bis in cui il classico colpo di spugna basterà a ridare credibilità, agli occhi dei pochi eletti, si badi bene, al calcio nazionale. Perché se c’è davvero “del marcio in Danimarca”, è tempo forse di far pulizia, si ripartire davvero da zero. Anche a costo di fermare il carrozzone per un anno. Perché i bambini possano tornare allo stadio sicuri di assistere ad uno spettacolo, al pari di una sfida tra amici su un campo di periferia, con la certezza dell’impegno, dei valori e dello sport. E magari di un arbitro che, restando umano nella possibilità di sbagliare, sia anche pronto ad ammettere un proprio errore…

Gaetano D'Onofrio - Il Mattino