Europa in fiamme: nel 2025 oltre un milione di ettari bruciati è record storico

Incendi

Administrator

Settembre 13, 2025

Una stagione dominante dal fuoco spazza l’Unione Europea: superfici mai viste, danni climatici, rischio per persone e natura.

Il 2025 si prospetta come un anno epocale per gli incendi boschivi in Europa: dati ufficiali confermano che da inizio anno più di 1 milione di ettari di vegetazione sono andati in fumo, superando ogni precedente record. Le fonti segnalano una superficie di circa 1.015.000 ettari, cioè quasi la dimensione dell’isola della Corsica, bruciata interamente. Questo valore supera quello del 2017, l’anno precedente con più alta estensione di roghi, quando si superavano i 988.000 ettari. È ormai chiaro che la combinazione di temperature eccezionalmente elevate, prolungata siccità e fenomeni climatici estremi sta spingendo gli scenari europei verso un punto di rottura.

Paesi più colpiti, emissioni e impatti sociali

Spagna e Portogallo sono in cima alla classifica dei danni: solo questi due paesi hanno contribuito con centinaia di migliaia di ettari incendiati, causando perdita di biodiversità, distruzione del suolo e impatti diretti su comunità locali, infrastrutture e salute pubblica. Ma non sono gli unici: anche Romania, Cipro, Germania e altri paesi UE hanno già superato i propri record annuali di estensione incendi.

Incendi

L’emergenza va oltre il mero calcolo della superficie: gli incendi hanno liberato nell’atmosfera decine di milioni di tonnellate di CO2, peggiorando l’effetto serra, incrementando le emissioni di particolato fine (PM2.5) responsabile di gravi danni respiratori, e aggravando le condizioni di vulnerabilità delle persone esposte. Le autorità anticendio richiamano l’attenzione sul fatto che il sistema sta arrivando ai suoi limiti: in molte zone le risorse, i mezzi e le condizioni operative vengono sovraccaricate da più fronti di incendio che si propagano simultaneamente.

Soluzioni urgenti e scenari per il futuro

Le risposte devono essere rapide, multilivello e preventive. Ridurre il rischio significa intervenire sulle cause: migliorare la gestione del territorio, applicare pratiche come la rimozione del materiale vegetale secco, fasce tagliafuoco, silvicoltura preventiva integrata con agricoltura rigenerativa. Serve anche rafforzare la cooperazione europea, finanziamenti dedicati, sistemi di allarme e protezione civile più efficienti. Parallelamente, va ripensato l’uso del suolo, la progettazione urbana e rurale, con attenzione a come il cambiamento climatico renderà eventi estremi sempre più frequenti e intensi. Se si vuole evitare che gli incendi diventino la “nuova normalità”, è cruciale che le politiche ambientali, climatiche e territoriali si intreccino con misure di adattamento immediate e tangibili.