Debiti con il fisco? Ecco quando il conto corrente può essere pignorato in automatico

Agenzia Entrate

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Settembre 18, 2025

Controlli sui conti correnti attivati per anomalie fiscali, procedure di pignoramento automatico, limiti legali e difese possibili per contribuenti.

Negli ultimi mesi è cresciuta l’attenzione su quando e come l’Agenzia delle Entrate può accedere ai conti correnti di chi ha debiti con il fisco. Diversi elementi normativi permettono verifiche, previa notifica, su situazioni in cui risultino cartelle non pagate, omissioni nelle dichiarazioni o anomalie nei movimenti bancari. Queste misure entrano in gioco soprattutto quando il debitore non risponde alle comunicazioni dell’Agenzia o non si avvale degli strumenti di rateizzazione previsti.

Come l’Agenzia delle entrate può intervenire sui conti correnti

L’Agenzia può ottenere informazioni tramite l’Anagrafe dei rapporti finanziari, che raccoglie i dati bancari dei contribuenti. Le banche hanno l’obbligo di fornire dettagli su depositi, saldi, movimentazioni e, in alcuni casi, anche su rapporti economici di familiari o conviventi, se c’è il sospetto di trasferimenti fittizi.

L’intervento non avviene in automatico: serve un presupposto concreto, come una differenza significativa tra quanto dichiarato e quanto risulta dai movimenti bancari, o una cartella esattoriale rimasta inevasa. Quando queste condizioni si verificano, l’Agenzia può avviare il pignoramento del conto.

Il pignoramento viene notificato alla banca, che deve bloccare l’importo necessario per coprire il debito fiscale, inclusi eventuali interessi e sanzioni. In base all’entità del credito, il blocco può essere parziale o totale. Se il contribuente non ha attivato nessun ricorso o rateizzazione, la procedura può completarsi rapidamente, senza ulteriori avvisi.

Limiti, tutele e tempi per il contribuente

Ci sono dei limiti di legge che impediscono al fisco di agire subito su tutte le situazioni. Quando il debito è inferiore a 1.000 euro, l’Agenzia non può procedere al pignoramento diretto: deve prima inviare un sollecito formale e attendere un certo periodo prima di attivare misure coercitive.

Il contribuente ha diritto a presentare osservazioni, chiedere una rateizzazione del debito o contestare la procedura davanti al giudice. Se la cartella esattoriale contiene errori formali o materiali, oppure se il debito risulta prescritto, può essere contestata e sospesa. Sono impignorabili per legge alcune categorie di somme, come stipendi fino a determinate soglie, pensioni minime e somme necessarie per il sostentamento della famiglia.

Anche nei casi in cui il conto è cointestato, l’Agenzia può intervenire solo sulla parte riconducibile al debitore. Le norme impongono comunque un termine di 60 giorni dalla notifica della cartella per procedere al pagamento o all’opposizione. Se questo termine decorre senza azioni, si apre la strada all’esecuzione forzata.

Cosa cambia per chi ha conti bloccati e come sbloccarli

Quando il conto corrente viene bloccato, il cittadino si trova nell’impossibilità di disporre delle somme necessarie per le spese quotidiane. In questi casi si può richiedere un intervento d’urgenza presso il giudice competente, chiedendo la liberazione parziale delle somme necessarie per i bisogni essenziali. In genere vengono tutelate cifre pari a una mensilità netta di stipendio o pensione, ma il giudice valuta caso per caso.

È possibile anche negoziare con l’Agenzia un piano di rientro, in modo da ottenere la sospensione del pignoramento e ripristinare la piena operatività del conto. In alternativa, si può agire attraverso un avvocato fiscalista, che potrà valutare la legittimità degli atti esecutivi e, se necessario, impugnare la procedura per vizi di forma o sostanza.

I contribuenti in difficoltà sono invitati a monitorare attentamente tutte le comunicazioni ricevute dall’Agenzia, perché anche una mancata risposta può attivare l’intervento sul conto. I controlli si stanno intensificando negli ultimi mesi, con particolare attenzione ai redditi non dichiarati, ai bonifici in uscita non giustificati e ai conti cointestati con movimenti sospetti.