Bonus pannelli solari: il grande reset è iniziato. Se scegli tecnologia cinese, per lo Stato il tuo impianto non vale nulla

Elisa Rollo

Settembre 22, 2025

Cambia tutto per il fotovoltaico in Italia: addio agli incentivi fiscali per chi installa pannelli, celle o inverter cinesi. Ecco cosa prevede il nuovo decreto e come inciderà sul mercato.

L’Italia diventa il primo Paese europeo a introdurre un blocco degli incentivi per gli impianti fotovoltaici che utilizzano componenti di origine cinese. Una decisione che segna una svolta importante nel settore delle energie rinnovabili, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da Pechino e sostenere la produzione europea. Le nuove regole, contenute nel decreto ministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 agosto 2025, entreranno in vigore ufficialmente il 17 settembre 2025.

Regole più rigide per accedere agli incentivi

Chi vorrà accedere al Bonus pannelli solari e partecipare alle aste della seconda tranche dovrà rispettare vincoli molto severi. Non sarà più possibile installare:

  • pannelli prodotti o assemblati in Cina,
  • celle fotovoltaiche provenienti dal mercato cinese,
  • inverter realizzati in Cina.

Inoltre, per ottenere i benefici fiscali sarà necessario garantire che almeno uno dei componenti tecnologici fondamentali, tra quelli indicati in un elenco ministeriale, sia di produzione europea o comunque non cinese.

Queste condizioni segnano una netta inversione di tendenza rispetto alla prima fase del decreto Fer X transitorio del 2024, dove non erano previsti vincoli così stringenti. Nella prima tornata le domande erano state numerosissime, proprio perché non esistevano limiti di provenienza dei componenti. Ora, invece, il governo vuole orientare gli installatori verso fornitori alternativi, compensando i costi più alti con incentivi maggiori.

Una corsia preferenziale per la filiera europea

Il decreto non si limita a introdurre restrizioni: prevede anche un meccanismo premiale. Una quota fino al 20% del contingente massimo di potenza incentivabile sarà infatti riservata a impianti superiori a un megawatt che utilizzino esclusivamente tecnologie prodotte in Europa.

In questo modo si punta a rafforzare la filiera europea del fotovoltaico, garantendo alle aziende del settore un sostegno concreto per competere con la concorrenza cinese. Un passo che, nelle intenzioni del Ministero dell’Ambiente, rappresenta l’inizio di una politica industriale più autonoma, volta a stimolare gli investimenti interni e a riportare in Europa una leadership tecnologica ormai perduta.

Gli operatori che sceglieranno componenti europei avranno così un vantaggio competitivo nelle procedure di gara e potranno contare su incentivi di importo superiore.

La strategia italiana: ridurre la dipendenza dalla Cina

Dietro questa misura c’è una chiara strategia geopolitica ed economica: ridurre la dipendenza dalla Cina nel settore del fotovoltaico. Pechino, infatti, domina il mercato da oltre un decennio. Con investimenti superiori ai 50 miliardi di dollari, la Cina controlla oggi oltre l’80% della produzione mondiale di pannelli solari e ospita i dieci principali fornitori globali del comparto.

Per l’Italia, continuare a puntare su componenti cinesi significherebbe rafforzare ulteriormente questo monopolio. Per questo il governo ha deciso di adottare una linea di rottura, sostenendo in modo esplicito il comparto europeo.

La scelta non sarà indolore: i costi delle tecnologie europee sono più alti rispetto a quelle cinesi e il mercato potrebbe risentirne sul breve periodo. Tuttavia, gli incentivi maggiorati introdotti con il decreto serviranno proprio a bilanciare la differenza di prezzo e a incoraggiare la transizione verso fornitori alternativi.

Cosa cambia per famiglie e imprese

Per i cittadini e le imprese interessati a installare un impianto fotovoltaico, la novità rappresenta una scelta obbligata: chi deciderà di affidarsi a pannelli o inverter cinesi perderà l’accesso agli incentivi. Invece, chi opterà per tecnologie europee potrà contare su agevolazioni più vantaggiose rispetto a quelle della prima tranche di aste.

Questo significa che i prossimi mesi saranno decisivi per il settore: da un lato, gli installatori dovranno riconfigurare i propri fornitori, dall’altro i consumatori dovranno valutare con attenzione le nuove regole per non rischiare di restare esclusi dai benefici economici.

La misura si inserisce inoltre in un contesto europeo in cui cresce la volontà di rilanciare la produzione interna di pannelli solari, favorendo la nascita di nuovi poli industriali capaci di ridurre il peso della Cina sul mercato globale.

Un passo verso l’autonomia energetica

Il bonus pannelli solari 2025 diventa quindi non solo uno strumento di sostegno economico, ma anche un mezzo di politica industriale e strategica. L’Italia punta a difendere i propri interessi e a contribuire alla costruzione di una filiera europea forte e indipendente, in grado di competere sul lungo periodo.

Dal 17 settembre 2025, dunque, installare un impianto fotovoltaico con prodotti cinesi significherà dire addio agli incentivi. Una scelta che potrebbe cambiare radicalmente il panorama delle energie rinnovabili nel nostro Paese e aprire la strada a un nuovo equilibrio nel mercato europeo del solare.