Il Governo annuncia modifiche all’Assegno Unico e Universale per le famiglie con figli: rimodulazione dell’ISEE e correttivi mirati per rendere più equo l’accesso agli aiuti.
L’Assegno Unico e Universale, introdotto negli ultimi anni come misura cardine a sostegno della natalità, dal 2026 subirà un restyling. Con la prossima legge di bilancio l’esecutivo intende modificare i criteri di accesso e di calcolo, puntando a una maggiore equità tra i nuclei familiari. Le novità riguardano soprattutto la revisione dell’ISEE, con indicatori su misura per le famiglie con figli piccoli o numerosi, e un potenziamento delle risorse da destinare ai minori.
Rimodulazione dell’ISEE e nuove regole di calcolo
Il 25 settembre 2025 la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, ha anticipato i punti principali della riforma. La revisione dell’ISEE servirà a non penalizzare chi possiede la prima casa e a riconoscere le spese reali sostenute per la cura dei figli. Sono previsti correttivi che andranno a pesare diversamente i carichi familiari, con l’introduzione di indicatori aggiuntivi.

La misura non modifica l’impianto complessivo dell’assegno, ma ne ridefinisce la funzione redistributiva. Lo scopo è concentrare le risorse su chi ne ha più bisogno, evitando sovrapposizioni con altri strumenti di sostegno. Saranno esclusi o ridotti dal calcolo alcuni elementi di patrimonio e reddito che finora rendevano meno accessibile il beneficio a determinate categorie.
La legge di bilancio 2026 conterrà i dettagli operativi, mentre i decreti tecnici definiranno entro l’anno le modalità di applicazione. Al momento le ipotesi parlano di un rafforzamento dell’assegno per i figli minori di tre anni e per le famiglie con più di due figli, senza riduzioni per le altre fasce. L’efficacia della riforma dipenderà dai criteri che verranno fissati nella normativa attuativa e dalla copertura finanziaria assegnata.
Impatti previsti per famiglie e spesa pubblica
L’assegno unico non verrà cancellato, ma diventerà più mirato. Il Governo vuole ottimizzare l’uso delle risorse destinate alla natalità, oggi considerate troppo frammentate. Con la riforma si punta a un sistema che riconosca meglio i bisogni effettivi dei nuclei familiari.
Dal punto di vista della spesa, le cifre precise saranno definite nella manovra economica. È già stato chiarito che l’intervento non ridurrà l’importo percepito dalle famiglie a basso reddito, anzi, in molti casi dovrebbe portare a un aumento. Le modifiche potrebbero incidere in modo significativo sulle famiglie del ceto medio, spesso escluse dai benefici pieni a causa di parametri ISEE considerati non adeguati alla realtà.
L’impatto sociale atteso riguarda anche la natalità, che in Italia resta ai minimi storici. Gli aiuti mirati dovrebbero rendere più sostenibile la scelta di avere figli e facilitare la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. La riforma sarà accompagnata da altre misure, tra cui l’estensione del congedo parentale retribuito e nuovi bonus fiscali per i nuclei con figli.
L’assegno unico, nato nel 2021, resta quindi il pilastro del welfare familiare. Con le modifiche in arrivo dal 2026 si apre una fase di aggiustamento che mira a correggere storture evidenti emerse negli ultimi anni. Le famiglie dovranno attendere la pubblicazione della legge di bilancio per conoscere nel dettaglio importi e modalità di accesso aggiornate.