Chi pone fine a un’unione civile potrà ottenere l’assegno divorzile come nelle separazioni tradizionali. Una svolta che segna un passo importante nella parità di diritti.
Il quadro normativo italiano fa registrare un cambiamento storico: l’assegno divorzile, per anni legato esclusivamente al matrimonio, diventa ora un diritto anche in caso di scioglimento delle unioni civili. Una misura che mette fine a una disparità percepita come ingiusta e che restituisce dignità e tutele a migliaia di coppie. Non si tratta soltanto di un dettaglio tecnico, ma di un riconoscimento pieno della parità tra due istituti giuridici che fino a oggi non avevano lo stesso trattamento nelle fasi di crisi.
Parità effettiva nelle separazioni
La riforma stabilisce che la disciplina dell’assegno divorzile si applica allo stesso modo a chi pone fine a un matrimonio e a chi conclude un’unione civile. Questo significa che, in presenza dei requisiti previsti, il partner che si trova in una situazione di maggiore fragilità economica potrà chiedere un sostegno.

Il provvedimento è rilevante perché non si limita a colmare una lacuna legislativa, ma afferma un principio: chi sceglie l’unione civile deve poter contare su tutele identiche a quelle garantite dal matrimonio, anche quando la convivenza termina. Un segnale forte che rafforza la fiducia nello strumento giuridico e offre maggiore certezza alle persone coinvolte.
Criteri di valutazione e condizioni
L’assegno divorzile nelle unioni civili, come avviene per i divorzi tradizionali, non viene attribuito automaticamente. Spetterà al giudice stabilire se concederlo e in quale misura, sulla base di criteri ben definiti. Tra questi figurano la durata della convivenza, il contributo fornito da ciascun partner alla vita familiare e patrimoniale, la situazione reddituale e la possibilità di intraprendere o proseguire un’attività lavorativa dopo la separazione.
Viene così salvaguardato l’equilibrio tra le parti, evitando che una persona resti priva di mezzi a causa di scelte compiute durante la vita comune, come l’aver rinunciato a opportunità lavorative per dedicarsi alla casa o alla cura di un familiare. L’assegno non è quindi una forma di privilegio, ma uno strumento per riequilibrare eventuali squilibri economici generati dalla fine del legame.
Una svolta che guarda ai diritti
Questa estensione rappresenta un tassello fondamentale nel percorso di riconoscimento delle unioni civili. Non si tratta solo di una misura economica, ma di un passo culturale e sociale che equipara due realtà spesso trattate in modo diverso. In un contesto in cui la famiglia assume forme sempre più varie, la legge afferma con chiarezza che tutte le coppie hanno pari dignità e pari diritti.
Per chi vive un’unione civile, sapere che in caso di rottura verrà applicata la stessa disciplina prevista per i coniugi significa maggiore sicurezza giuridica e stabilità. È una garanzia che consolida l’idea di cittadinanza inclusiva, rafforzando il principio di uguaglianza come pilastro della società contemporanea.