Congedo parentale: il tuo commercialista non lo sa. Le regole segrete che danno il diritto a giorni di assenza (anche per Partita IVA)

Congedo parentale il tuo commercialista non lo sa. Le regole segrete che danno il diritto a giorni di assenza (2)

Luca Antonelli

Ottobre 3, 2025

Congedo di maternità e paternità spettante anche alle titolari di partita Iva: guida ai requisiti, modalità e limiti.

Il diritto al congedo di maternità e paternità non è limitato solo alle lavoratrici dipendenti: anche chi opera con partita Iva può richiedere queste forme di tutela, a condizioni precise. In queste righe spieghiamo come, quando e chi può accedere, illustrando i vincoli reddituali, i documenti richiesti e le novità normative.

I requisiti reddituali per accedere

Per ottenere il congedo come titolare di partita Iva, il primo criterio riguarda il reddito. Chi nell’anno precedente all’evento (maternità o paternità) ha percepito un reddito inferiore a 8.145 euro, rivalutato annualmente, può richiedere il beneficio.

Congedo parentale il tuo commercialista non lo sa. Le regole segrete che danno il diritto a giorni di assenza (1)
Il sostegno economico arriva dall’ente previdenziale, non da un datore di lavoro. – www.tuttojuvestabia.it

Questo limite serve a riservare la protezione a chi ha guadagni bassi, escludendo chi percepisce importi elevati. L’importo è soggetto a rivalutazione, quindi ogni anno bisogna verificare la soglia vigente.

Oltre al reddito, conta la contribuzione obbligatoria: la richiedente deve essere iscritta alla gestione previdenziale competente ed aver versato i contributi minimi previsti. Non basta emettere fatture: la posizione deve essere attiva e regolare al momento della richiesta.

Rilevante anche il periodo di attività: spesso è richiesto che la titolare abbia operato con partita Iva per un certo tempo (mesi o trimestri) prima della data presunta del parto o dell’evento che dà diritto al congedo. Questo evita aperture fittizie di partita Iva finalizzate solo ad accedere al beneficio.

Infine, se la persona ha anche altri redditi da lavoro dipendente, bisogna considerare l’insieme delle entrate. La valutazione è quindi complessiva, per stabilire se si rientra o meno nei parametri fissati.

Solo chi rispetta questi requisiti può accedere al congedo. È utile verificare ogni anno la propria posizione contributiva e i limiti fissati per non rischiare esclusioni.

Modalità di domanda e procedure pratiche

Per richiedere il congedo di maternità o paternità da partita Iva bisogna presentare domanda all’INPS o all’ente previdenziale di riferimento, entro i termini stabiliti. Non è sufficiente una comunicazione informale: serve la procedura telematica ufficiale.

Il richiedente deve compilare i moduli online allegando documenti che attestino l’attività autonoma, il reddito dell’anno precedente e la regolarità dei contributi. In alcuni casi è necessaria una dichiarazione che confermi la misura o l’assenza di altri redditi.

Dopo la presentazione, l’ente verifica la conformità dei dati. Se i requisiti sono rispettati, viene riconosciuto il congedo e corrisposta l’indennità prevista. L’erogazione avviene con bonifico bancario sul conto indicato, seguendo i tempi standard di liquidazione.

In caso di rigetto, vengono comunicati i motivi: superamento della soglia di reddito, mancanza di contributi regolari o incompatibilità con altri redditi dichiarati. In questi casi si può proporre ricorso amministrativo, entro i termini fissati dal regolamento.

Il congedo è compatibile con altri strumenti di tutela previsti dalla legge, purché non si creino sovrapposizioni. Le giornate di congedo devono essere fruite in periodi specifici, di solito attorno alla data del parto o dell’evento che lo giustifica.

Il sostegno economico arriva dall’ente previdenziale, non da un datore di lavoro. Questo rende la gestione uniforme e centralizzata. In alcune situazioni particolari, come complicazioni o malattia, possono essere concessi anticipi o liquidazioni parziali, ma servono verifiche sui regolamenti della gestione previdenziale di appartenenza.

Le modifiche legislative possono cambiare termini e importi, quindi è necessario controllare ogni anno il quadro normativo aggiornato per avere certezza del diritto.

Foto di Luca Antonelli