L’ultima analisi evidenzia che il 43% degli italiani risulta senza redditi dichiarati e che poco più di un quarto dei contribuenti sostiene quasi l’80% del gettito Irpef.
Secondo la dodicesima edizione dell’Osservatorio sulle entrate fiscali, presentata a Roma presso la Camera dei Deputati, l’Italia vive una situazione di forte squilibrio. Nel 2024 sono stati 42,5 milioni i cittadini che hanno presentato dichiarazione dei redditi, ma solo 33,5 milioni hanno effettivamente versato almeno un euro di Irpef. Ne deriva che quasi un cittadino su due resta fuori dal contributo diretto, con un peso fiscale che si concentra su una minoranza.
I numeri che fotografano lo squilibrio
Dai dati emerge che il 43,15% della popolazione non ha redditi dichiarati. Una quota significativa, che vive a carico di familiari o con altre forme di sostegno. Il restante 56% contribuisce al gettito, ma con forti differenze: 11,6 milioni di contribuenti – poco più di un quarto del totale – sostengono da soli il 76,87% di tutta l’Irpef.

Il rapporto tra dichiaranti e contribuenti attivi mostra un quadro disomogeneo: a ogni contribuente effettivo corrispondono circa 1,38 abitanti. Il risultato è un fisco sbilanciato, che non grava in modo uniforme e tende a logorare il ceto medio, sempre più chiamato a colmare il divario.
Le analisi presentate mettono in dubbio la narrazione di un Paese “oppressa dalle tasse”. Non si tratta infatti di un problema di livelli troppo alti per tutti, ma di scarsa distribuzione del peso fiscale.
Le conseguenze sul sistema e le richieste alla politica
Lo squilibrio rischia di produrre effetti rilevanti. Da un lato, scoraggia i giovani e i lavoratori dipendenti, che percepiscono un carico sproporzionato. Dall’altro, mette in crisi la capacità dello Stato di sostenere il sistema di welfare.
Gli esperti richiamano l’attenzione su due elementi: la necessità di ridurre l’evasione fiscale e quella di garantire più equità nella ripartizione del prelievo. La concentrazione delle entrate su pochi milioni di contribuenti crea tensioni sociali e indebolisce la coesione.
Il tema entra anche nel dibattito politico sulla prossima legge di bilancio. Tra le ipotesi discusse, c’è il taglio dell’Irpef per i redditi compresi tra i 28 e i 50 mila euro, fascia che oggi sostiene gran parte del gettito. L’obiettivo sarebbe alleggerire la pressione su chi contribuisce in maniera costante e regolare, restituendo margini economici alle famiglie di fascia media.
La fotografia scattata dall’Osservatorio, basata sui dati di Mef e Agenzia delle Entrate, rimette al centro un nodo che attraversa l’Italia da anni: chi paga le tasse, paga anche per chi non lo fa. E il rischio, senza interventi mirati, è che la forbice tra chi contribuisce e chi resta fuori diventi ancora più larga.