Il club gialloblù cerca liquidità fra risorse Lega, interventi dei soci e nuova governance. Se il versamento non arriva per tempo, la penalità è dietro l’angolo.
La corsa contro il tempo è già iniziata. Entro giovedì 16 ottobre la Juve Stabia deve saldare le spettanze ai tesserati relative al periodo 1 luglio–31 agosto: il fabbisogno stimato è attorno ai 2 milioni di euro. Sul tavolo c’è un’entrata attesa dalla Lega nell’ordine di 1,2 milioni, che ridurrebbe il fabbisogno ma non lo azzera; resterebbe da coprire un gap di circa 800 mila. In assenza di pagamenti, l’orizzonte si fa scuro: scatterebbe la penalizzazione in classifica, un colpo secco a inizio stagione per una piazza che sta provando a tenere il passo in Serie B. Il nodo, però, non è solo contabile: riguarda la governance. Il socio Andrea Langella (circa 48% delle quote) fin qui ha immesso cassa, intervenendo anche a metà settembre per evitare una sanzione; dall’altro lato il socio di maggioranza, l’ex Brera Holding — oggi ridenominata Solmate — viene indicato come poco presente sul fronte dei versamenti operativi. Il club, insomma, si muove su due fronti: il campo, dove la squadra di Abate prova a ripetersi; e il bilancio, dove serve trovare in fretta la copertura mancante.
Cosa c’è da pagare entro il 16 ottobre e perché il rischio penalità è reale
La scadenza del 16 ottobre non è un dettaglio burocratico. Riguarda la verifica federale sul rispetto degli adempimenti verso calciatori e staff per i mesi estivi, nel perimetro fissato dai regolamenti. In pratica, entro quella data i club devono dimostrare di aver corrisposto stipendi e oneri per il bimestre luglio–agosto.

Per la Juve Stabia la cifra complessiva si aggira attorno ai 2 milioni: è la somma dovuta a tesserati e addetti, una fotografia tipica per una società che ha riaffacciato il proprio progetto tecnico alla categoria superiore. Nel conteggio assume rilievo la tranche che la Lega riconosce ai club — intorno a 1,2 milioni nel caso in esame — ma che, com’è evidente, copre solo una parte del fabbisogno. Restano circa 800 mila euro da reperire in autonomia, e qui il dossier si intreccia con l’assetto proprietario. A metà settembre, per evitare una penalità di 4 punti, è arrivato un intervento d’urgenza firmato Langella (due versamenti da 300 mila ciascuno). È un precedente che racconta la fragilità della cassa e la necessità, oggi, di un impegno più ampio e stabile. Nel frattempo la ex Brera Holding ha completato un’operazione societaria di ricapitalizzazione e cambio nome in Solmate: passaggio rilevante sul piano formale, ma che non ha ancora fugato i dubbi sull’apporto finanziario immediato al club. La domanda resta la stessa: chi coprirà la differenza entro la deadline per evitare una nuova stangata agonistica? La normativa federale prevede sanzioni sportive in caso di inadempienze retributive; per una neopromossa, partire con un handicap significherebbe compromettere l’intera stagione già in autunno, quando la classifica è elastica ma i margini d’errore, lo sappiamo, sono minimi. Il punto, qui, è aritmetico e di governance insieme.
Equilibri tra soci, cassa e squadra: cosa può succedere nelle prossime ore decisive
Il 48% in mano a Langella e il 52% in capo a Solmate disegnano un equilibrio sottile. Fin qui il socio di minoranza ha messo “denaro fresco” tra iscrizione, garanzie e salvataggio di settembre (circa 800 mila euro complessivi). Il socio di maggioranza, dicono le ricostruzioni, è stato finora più assente sul versante dei flussi operativi. In mezzo ci sono le scelte tecniche: Abate guida un gruppo in larga parte rinnovato, che ha bisogno di serenità e pagamenti puntuali per stabilizzare spogliatoio e prestazioni. Il rischio è che un contenzioso finanziario si rovesci sul campo, dove la penalizzazione trasformerebbe ogni partita in una rincorsa.
In queste ore l’opzione più lineare resta l’impegno pro quota dei soci, magari con un ponte bancario o con l’anticipo di ricavi futuri; ma sullo sfondo c’è anche il tema del controllo: le cronache hanno rilanciato l’ipotesi di un acquisto della totalità delle quote da parte di Solmate, scenario che — se accompagnato da un piano di cassa credibile — potrebbe chiudere la partita. Senza fondi, però, l’ipotesi resta solo teorica. Il club ha già “bruciato” un jolly a metà settembre; il prossimo, entro giovedì 16, è l’ultimo con margine ridotto al minimo. E qui rientra l’aspetto reputazionale: la Serie B è una vetrina che premia i progetti con pagamenti regolari, compliance e programmazione; ogni intoppo si traduce in costi aggiuntivi (interessi, penali, esborsi emergenziali) e, spesso, in calo dei ricavi commerciali.
La città, i tifosi, il tessuto imprenditoriale locale osservano con attenzione. Un esito positivo ridarebbe fiducia e stabilità, sbloccando il lavoro quotidiano del club e togliendo rumore di fondo dallo spogliatoio. Un esito negativo aprirebbe una fase di incertezza con impatti rapidi sul mercato di gennaio e sulle ambizioni sportive: ripartire con un segno meno in classifica obbliga a cambiare obiettivi e, spesso, a rivedere i piani tecnici. Il conto alla rovescia, insomma, è già iniziato; e si misurerà in bonifici più che in parole.