Termosifoni, è il momento: scatta l’accensione dal 15 ottobre al 1° dicembre in Italia. Ecco quando toccherà alla tua zona

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Per la stagione 2025-2026 l’accensione dei riscaldamenti dipende dalla zona climatica: in zona E al via 15 ottobre, nelle zone più miti anche 1° dicembre.

All’avvicinarsi dell’autunno cresce la domanda che accomuna molti italiani: quando potranno accendere il riscaldamento? Il calendario nazionale stabilisce finestre variabili a seconda della zona climatica: le fasce più rigide iniziano già 15 ottobre, mentre nelle aree più temperate si parte 1° dicembre. Ogni territorio italiano è attribuito a una zona climatica da A a F, con specifiche sull’orario massimo giornaliero. I sindaci possono intervenire con ordinanze se il meteo impone variazioni.

Le date di accensione e i limiti in base alle zone climatiche

Il sistema italiano affida al DPR 412/1993 la classificazione in sei zone climatiche, determinanti per le date e gli orari di accensione dei riscaldamenti. L’assegnazione dipende dai gradi giorno, indicatore delle necessità termiche locali. Per il 2025-26, le date generali segnalate da fonti nazionali collocano i periodi come segue:

Termosifoni, è il momento scatta l’accensione dal 15 ottobre al 1° dicembre in Italia. (2)
Le famiglie dovrebbero verificare attentamente le comunicazioni comunali e condominiali. – www.tuttojuvestabia.it
  • Zona A: accensione dal 1° dicembre al 15 marzo, con un massimo di 6 ore/giorno

  • Zona B: dal 1° dicembre al 31 marzo, fino a 8 ore/giorno

  • Zona C: dal 15 novembre al 31 marzo, con 10 ore/giorno

  • Zona D: dal 1° novembre al 15 aprile, con 12 ore/giorno

  • Zona E: dal 15 ottobre al 15 aprile, per 14 ore/giorno

  • Zona F: area montana senza limiti di accensione

Questi criteri valgono per impianti centralizzati e autonomi, salvo specifiche deroghe comunali. Nelle città in fascia E come Milano, Torino, Bologna, l’accensione prevista è 15 ottobre, con uso consentito fino alle 14 ore al giorno tra le 5:00 e le 23:00. In Lombardia molti comuni applicano queste regole, salvo che nelle zone alpine alcune località ricadano in zona F, senza restrizioni.

I comuni hanno facoltà di anticipare o posticipare le date ufficiali con ordinanze speciali, per esempio in caso di freddi precoci o ondate climatiche. Un sindaco può autorizzare l’accensione anticipata per metà ore consentite, ma solo in situazioni eccezionali.

Per abitazioni autonomamente riscaldate, il proprietario può attivare l’impianto dentro i limiti orari della zona, ma non oltre il periodo fissato. Nei condomini con impianto centralizzato, invece, l’assemblea condominiale e l’amministratore devono adeguarsi al calendario e non è consentito un uso individuale al di fuori di esso.

Il rispetto delle date e delle ore è soggetto a controlli da enti locali: chi accende fuori periodo può incorrere in multe che oscillano tra 500 e 3.000 euro, variabili a seconda della normativa comunale. Per gli edifici destinati a usi speciali (ospedali, RSA, scuole, piscine, strutture industriali) valgono regole autonome.

Le tempistiche di spegnimento sono anch’esse indicate per zona: zone più miti spengono già 15 marzo, mentre zone più fredde entro 15 aprile. In pratica, la stagione termica 2025-26 si estende mediamente dal 15 ottobre al 15 aprile, salvo eccezioni locali.

Impatti pratici, consigli utili e punti da verificare

Chi vive in zona E o D deve prepararsi all’accensione non appena il calendario lo consente. Questo implica fare manutenzione preventiva della caldaia, sfiatare i termosifoni, controllare la pressione e pulizia dei filtri. Un impianto efficiente, al primo avvio, consente di ridurre sprechi e consumi inutili nelle settimane iniziali.

Il rispetto degli orari è importante non solo per la legge, ma anche per la bolletta. Le fasce giornaliere (5:00–23:00) sono quelle su cui si misura il tempo massimo consentito. Un’abitazione che cerca di “ingannare” il sistema attivando il riscaldamento brevemente fuori fascia rischia controlli.

Nei condomini con impianti centralizzati l’assemblea dovrebbe decidere la gestione oraria comune: non può esserci “riscaldamento h24” per un appartamento se la norma non lo prevede. Chi abita in piano alto o in unità molto isolate può richiedere un uso prorogato in inverno, ma serve delibera e accordo con l’amministratore.

Un piccolo margine di tolleranza può emergere nei giorni particolarmente freddi, con ordinanze che prevedono attivazioni straordinarie per la metà del tempo massimo consentito. Queste eccezioni devono essere comunicate ufficialmente e si applicano solo per urgenza.

È utile tenere traccia della zona climatica del proprio comune: molti cittadini non sanno in quale fascia ricadono. Lo si può verificare consultando il portale del Comune o la sezione “zone climatiche” sul sito dell’Agenzia delle Entrate / Ministero dell’Ambiente.

Chi vive in zone alpine o montane (zona F) può non avere restrizioni: il riscaldamento può restare acceso senza limiti di periodo, ma deve comunque rispettare limiti di temperatura (20 °C + 2° di tolleranza per abitazioni).

Per chi vuole contenere i costi, l’accensione mirata, abbassamento di 1–2 °C e uso di termostati programmabili sono strategie efficaci. Dare priorità agli ambienti di maggiore uso durante le fasce consentite consente di ottenere comfort senza eccedere nel consumo.

Un dato da ricordare: il calendario fissato per l’accensione 2025-26 non è definitivo finché non entra in vigore ufficialmente con decreto ministeriale, e l’ultima parola spetta ai Comuni con potere di variazione locale. Quando l’inverno avanza, le prime date effettive in alcune città potrebbero subire piccoli aggiustamenti.

Le famiglie dovrebbero verificare attentamente le comunicazioni comunali e condominiali prima di accendere il riscaldamento per evitare sanzioni o problemi tecnici. Le regole esistono anche per tutelare l’efficienza energetica e la stabilità del sistema nazionale del gas.

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Blogger tuttojuvestabia.it